Siete ancora indecisi sulla scelta di aprire o meno un e-commerce? Proviamo a darvi noi delle motivazioni valide con dati reali che attestano il successo in Italia. Secondo una ricerca del Centro studi ImpresaLavoro basata su dati Eurostat, nell’ultimo anno il 32% dei cittadini italiani ha effettuato in rete l’acquisto di almeno un bene o un servizio. L’Italia si colloca al quintultimo posto nella classifica europea dei Paesi più attivi nell’e-commerce. Ma il dato del nostro Paese è in continua ascesa. Ai vertici ci sono Regno Unito e Svezia che superano quota 80%. A seguire ci sono Danimarca e Lussemburgo e al terzo posto i Paesi Bassi.
Ecommerce, Italia in netta crescita
L’Italia si colloca nelle ultime posizioni insieme a Cipro, Croazia, Bulgaria e Romania. Per quanto riguarda la fascia d’età maggiormente attiva, sono i giovanissimi a fare la differenza. Il 47% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni effettua acquisti online. A seguire quelli di età compresa tra i 25 e i 34 anni (46%) e da quelli appartenenti alla fascia 35-44 (41%). Col progredire dell’età aumentano invece in proporzione la diffidenza e il digital divide, tanto che a comprare online sono soltanto il 21% dei cittadini di età tra i 55 e i 64 anni, l’8% dei cittadini di età tra i 65 e i 74 anni e solamente il 2% degli over75.
Ecommerce, acquisti sportivi al primo posto
Il rapporto permette anche di conoscere quali sono le scelte dei consumatori italiani. In pratica di capire quali sono gli acquisti maggiormente effettuati online. Negli ultimi 3 mesi la frequenza è di uno o due acquisti a testa. Solo l’8% ne ha effettuato da 3 a 5 e comunque per importi che non superano quasi mai la soglia dei 500 euro. I beni più acquistati restano gli articoli sportivi che occupano il 13% del totale. Al secondo posto a pari merito ci sono viaggi/vacanze e articoli casalinghi. Chiude il podio l’acquisto di libri e abbonamenti a riviste. A seguire attrezzatura elettronica (6%), biglietti per eventi (5%), film e musica (3%). Chiudono con percentuali più basse i servizi di telecomunicazione (3%), i cibi e i generi alimentari (3%) e l’hardware per computer (2%).